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Il sonno di gufi e allodole

Poter addormentarsi quando si è stanchi e poter deporre un peso che si è portato da tanto tempo è una delizia, è un fatto meraviglioso. Hermann Hesse

Bisogna sfatare un mito. La maggior parte dei nostri dolori che siano fisici, mentali, emotivi non sono congeniti bensì derivano da abitudini nocive apprese durante la vita. Allenare la consapevolezza, soprattutto osservando come ci muoviamo, permette di aprirci al mondo delle infinite possibilità trasformando i dolori in conoscenza. Per cambiare un’abitudine bisogna riconoscerla e spesso, se l’abitudine è in contrasto con la propria natura, si avvertono segnali dal proprio organismo. Il corpo è gentile, prima ti sussurra un messaggio e solo quando non vede cambiamento inizia a gridare. E questo che cosa c'entra con l’onorare il sonno? Ora te lo spiego.

Gli esseri umani sono esseri diurni: preferiamo stare svegli durante il giorno e dormire la notte. Malgrado ciò esistono i mattinieri e i tipi più notturni. Infatti si possono riconoscere due categorie di persone che si distinguono per la loro relazione con le ore di luce e buio. Si dice che i gufi siano coloro che vanno a letto tardi dopo mezzanotte e che quindi si svegliano tardi la mattina. Le allodole invece sono coloro che cascano nel sonno poco dopo le dieci di sera e la mattina tra le 6 e le 7 sono in piena forma per iniziare la giornata. Nel sistema sociale attuale è evidente che ci sia una marcata agevolazione per le allodole a discapito dei gufi. Per esempio, il mio compagno che fa il musicista è abituato ad avere grandi prestazioni performative di notte mentre la mattina non ne vorrebbe proprio sapere di fare attività o mettersi al lavoro. Infatti fare il musicista gli permette anche di stare al passo con il suo ritmo biologico. Io invece mi rispecchio nel modello allodola, ritrovo nella mattina e nella luce l’energia per manifestarmi, con il calar del sole mi spengo verso la quiete. 

Tempo fa quando abitavo a Bruxelles non ero ancora cosciente della mia natura di allodola e lavoravo fino alle 22 di sera. Tornavo a casa piena di adrenalina ed ero così stanca da non riuscire a dormire. Dovevo aspettare che il mio sistema nervoso si calmasse per trovare sonno, e questo succedeva intorno all’una di notte. La mattina dopo al suono della sveglia, pur avendo dormito le mie otto ore, mi sentivo sempre stanca, come se la mente non si fosse spenta del tutto. Matthew Walker, ricercatore in neuroscienze, spiega che dormire meglio la notte o il giorno non sia una scelta ma pare proprio essere un destino genetico. Siamo geneticamente portati ad essere gufi o allodole per eredità. A quanto pare questa variabilità, circa il 40% gufi e 60% allodole, è stata programmata dalla natura per farci dormire in gruppo. Quando uno riposa l’altro difende la tribù dalle minacce, permettendoci qualche ora in più di sopravvivenza.

Tornando al mio lavoro serale, iniziavo a giudicare la mia fragilità e a pensare di essere un po' debole. Prendevo integratori per rinforzare il sistema immunitario ma la cosa peggiorava e basta. Iniziavo a riconoscere anche nei pensieri alcune note pessimiste che non facevano parte del mio approccio alla vita. Durante il giorno provavo spesso malinconia e una sorta di umore spezzato, illogico e frammentato. Mi sentivo come in un tunnel dove non c’era spazio per riflettere e cambiare strada, o fare una pausa e guardarmi intorno. La percezione del tempo era totalmente camuffata dalla mia stanchezza. Dopo un anno di ritmo di lavoro intenso serale, contro la mia natura di allodola, mi svegliai un giorno con delle infiammazioni dietro la schiena. Andai subito in ospedale e la diagnosi del medico fu limpida: fuoco di Sant’ Antonio. Cause plausibili: stress. 

Iniziai a riflettere sullo stress e su dove poteva aver avuto sfogo nella mia routine. Mentre riflettevo, stavo già cambiando. Determinata, grazie alla malattia, ad assecondare i messaggi di un sistema nervoso sotto pressione cercai un luogo più tranquillo dove abitare, in natura, e un ritmo di lavoro più consono ai miei bisogni. Dopo pochi mesi lasciai la vita di città per transitare in campagna dove ebbe inizio una vera e propria opera di bonifica. Incuriosita dai miglioramenti ottenuti grazie ad una drammatica trasformazione delle mie routine, mi divertii a fare delle ricerche sul sonno e inciampai in un articolo di internazionale di Matthew Walker che trovai molto affascinante. Durante la fase più profonda del sonno il cervello elimina le tossine che si accumulano durante la giornata, che vengono dai pensieri, dalle emozioni, da tutto ciò di cui facciamo esperienza. Essere un’ allodola allontanata dalla suo orario biologico aveva provocato uno stress insostenibile per il mio sistema nervoso.

Affidandomi al piacere di rinnovare l'estetica del mio quotidiano, organizzai le ore di lavoro professionale la mattina, quelle per la creazione o le attività agricole il pomeriggio e la sera presto la dedicavo al riposo. Grazie a questa composizione delle attività diurne potevo godere di un sonno pienamente rigenerante. I risultati di una buona dormita non si limitano a restiturici le energie necessaire per far fronte a un nuovo giorno, ma sono in grado di evocare grandi sentimenti umani come la compassione, la gratitudine e la fiducia che permettono di essere interconnessi con l'ambiente che ci circonda. Se attraverso la qualità del sonno possiamo abbracciare dei valori così nobili ed essere in pace con noi stessi, a prescindere dalle circostanze esterne, questa attività misteriosa può diventare il più straordinario e antico dei nostri segreti.

Nel prossimo articolo parlerò di alcuni meccanismi curiosi che avvengono durate il sonno condividendo alcune pratiche somatiche per prepararsi ad un sonno continuo e rigenerante.

 

Marcella Carrara
Marcella Carrara
Performer, Contact Improviser e Insegnante Metodo Feldenkrais®  La mente contempla. Il pensiero immagina. Il corpo apre le porte dell’ impossibile attraverso il movimento.

Pubblicato

24 Febbraio, 2023

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