La genesi, tra ideali e realtà
All’età di 5 anni incontro la danza classica e, a differenza di molte mie compagne che vivono la lezione come un momento di svago, ne vengo rapita a un livello esistenziale. Da subito comprendo che ciò che da senso alla mia vita è danzare. In particolare, è l’esprimermi attraverso la poesia del movimento a generare quella che poi diventerà la mia missione. Vivo l’adolescenza con intensa dedizione nei confronti della danza classica che da un lato mi permette di sognare proiettandomi nell’ideale della ballerina russa ( la mia insegnante in quel periodo era una ex ballerina del Bolshoi di Mosca) dall’altro lato mi mette a confronto con i limiti della sua estatica convenzionale. L’anatomia del mio fisico non risponde ai canoni richiesti da questa disciplina. Inizio a provare un grande senso di frustrazione tanto da iniziare a giudicare la struttura dei miei piedi, la mia altezza e in generale la mia imperfezione.
Ricordo bene l’ultimo colloquio con l’insegnante Svetlana. Ero triste ma molto lucida nel spiegarle che la danza classica non era più parte di me. Non risuonavo più con le sue coreografie e le sue linee, cercavo qualcosa di più viscerale e creativo.
Così, lascio l’Accademia e decido di prendermi una pausa da tutto.
Migrazioni del cuore
Dopo la maturità, alla quale arrivo sfinita, ho solo un grande desiderio: migrare verso luoghi sconosciuti e lontani. Sento un cuore appesantito che vuole rinascere solo e per scelta. Decido di prendermi un anno sabbatico e vado a vivere a Londra. La mia zia, sposa del fratello di mio papà, è inglese e comprende la mia frustrazione e il bisogno di evadere i confini italiani. Grazie ad un suo caro amico scrittore vado a vivere a Covent Garden. Per scrivere il suo romanzo in India Roy, l’amico di mia zia, stava cercando qualcuno che si prendesse cura dei suoi pesci e delle sue piante esotiche. Mi trovo così a vivere da sola in un appartamento piccolo e intimo, tra acquari e vegetali sconosciuti.
Dopo aver tempestato di curriculum ogni teatro della metropoli, trovo lavoro allo Shaftesbury Theatre dove mi diverto con i giovani colleghi, imparo l’inglese e guadagno in abbondanza. Colgo l’occasione per sperimentare in piena libertà diverse arti del movimento che propone la città. Provo tutto, hip-hop, danza contemporanea, circo, capoeira, arrampicata, teatro… finché durante l’estate 2008 incontro la docente Simonetta Alessandri al The Place, la London Contemporary Dance School, che mi guida alla danza attraverso la Contact Improvisation. Rimango scossa dall’esperienza, come se una parte di me avesse da sempre ricercato quel modo di esistere ed esprimersi, quella dimensione unica di essere nel presente lasciandosi attraversare da qualcosa di più grande. Un'esperienza mistica. Incontrerò di nuovo, qualche anno più tardi, questa meravigliosa pratica* che diventerà una delle vie maestre per scavare la mia crescita interiore. (*Leggi la mia esperienza sulla Contact Improvisation qui).
Soddisfatta delle mie scoperte, torno in Italia e mi iscrivo al DAMS presso l'Università di Bologna alla triennale arte, musica e spettacolo. Al terzo anno sono indecisa se tuffarmi nel mondo avventuroso della performer oppure restare nella dimensione della critica d’arte o curatrice di spettacoli. Il dilemma mi spinge ad andare oltre il dubbio e scelgo di seguire l’ultimo anno della triennale all’estero. Vado a Bruxelles perché è lì che risiede la compagnia di danza dei miei sogni, Ultima Vez di Wim Vandekeybus, e dove il grande coreografo Maurice Bejart ha creato le sue opere più importanti. Ci vado con l'idea di chiarirmi le idee di fronte ad un bivio, non avrei mai immaginato di restarci per otto anni. Gli anni della mia crescita interiore.
Belgitude e ritmi biologici
Il Belgio, con i suoi abitanti francofoni, fiamminghi, tedeschi e stranieri mi accoglie a braccia aperte. Per otto lunghi anni cresco, vivo e sperimento me stessa nella patria del Surrealismo. Studio all’Università Libre de Bruxelles il Cinema Belga ed è lì che rimango ammaliata dal concetto di belgitute: un termine usato per descrivere l’animo e l’identità dei Belgi. Significa definirsi per quello che non si è, negare tutte le appartenenze, accettare il senso del vuoto, dell’errare, del non senso e allo stesso tempo della pienezza di senso. Questa formula intrisa di contrasti fondamentali ha un effetto scintilla sulla mia creatività. Tutto è possibile, perturbante e mutevole. Mi faccio percuotere da un senso di ribellione verso i miei schemi mentali e percorro l’ascesa verso i trent’anni facendo emergere con cicliche sorprese la mia identità. Lavoro al Teatro Nazionale di Bruxelles come interprete, fondo un Collettivo di teatro-danza e insegno pratiche somatiche in diversi centri olistici e aziende. Tutto scorre piacevolmente fino agli ultimi due anni. Inizio ad accusare il colpo di uno stile di vita affaticato e intensamente urbanizzato che fa a gara con i miei ritmi biologici lenti e silenti. A causa dello stress mi ammalo e resto a casa per un mese. Comprendo chiaramente la richiesta del mio organismo: ritrovare l'armonia tra corpo e mente. Il mio Sistema Nervoso è sovra-stimolato e questo mi crea confusione, stanchezza e depressione. Decido di iscrivermi alla formazione Insegnanti Metodo Feldenkrais®* e di trasferirmi insieme al mio attuale compagno Gabriel Caporali nella riserva naturale del Tevere-Farfa, a pochi kilometri da Roma. Dopo sei mesi inizia la pandemia e finalmente metto un freno al tempo e inizio a ricercare l'armonia nel presente.
Il presente è cosa viva
In campagna accade una vera e propria trasformazione della mia percezione del mondo interno ed esterno. Finalmente vivo in una casa circondata dall'incantevole bellezza della natura che innesca un cambiamento globale nelle mie emozioni, nei pensieri, nel corpo fisico e nei sensi. Inizio a desiderare in modo diverso e a condividere la poesia che sta prendendo forma nelle menti del mio organismo, ora rinnovato e fresco. La situazione pandemica, che arriva dopo circa un anno, è l'occasione per cambiare i paradigmi che fino a quel momento reggevano la mia idea di lavoro. È tempo di sbocciare sia come artista che come insegnante. Guidata dalle sorelle Anagramma, due brand designer meravigliose, fondo Poesia Somatica e do vita al mio mondo. Riscontro grande successo e questo mi motiva a proseguire. I corsi che propongo online e in presenza sono visti dagli allievi come un appuntamento con loro stessi il cui effetto finale è spesso quello di sentirsi più calmi, fiduciosi e più aperti verso un presente che offre infinite possibilità evolutive, tra il bene e il male.
Vedere nel presente infinite possibilità significa prendere coscienza del proprio potenziale e incanalare, senza paura di sbagliare, il proprio processo evolutivo e di maturazione. Noi stessi siamo la nostra più grande avventura e come dice il grande poeta Goethe "Sono qui per stupirmi”.
Se vuoi conoscere i contenuti di Poesia Somatica puoi fare una prova gratuita e scoprire le meraviglie del tuo infinito potenziale. Ho composto cinque lezioni dedicate al rilassamento dei muscoli mandibolare, alla loro rieducazione in relazione al resto del corpo. Noterai da subito gli effetti straordinari sia a livello mentale che fisico. Ti potresti sentire più leggera, più radicata, più gioiosa e presente nelle attività quotidiane.
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